Per essere inverno il 27 Gennaio era una bella giornata di sole, al di là di tutte le considerazioni sul riscaldamento climatico, che andrebbero fatte, per noi che avevamo organizzato un momento informativo contro la proposta di fare un Deposito nazionale di scorie nucleari nella nostra provincia, quel sole ci ha un po’ scaldato oltre il corpo anche lo spirito.
Veniamo al problema che ci ha fatto scendere in strada, in una delle più frequentate vie della città. Il ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica ha pubblicato la Carta Nazionale delle Aree Idonee al deposito nazionale per tutte le scorie nucleari dislocate nel territorio italiano, quelle classificate come materiali radioattivi a bassa intensità, principalmente di provenienza ospedaliera e di alcuni settori industriali (che non sono poi così basse perché sono scorie che si esauriscono solo in 300/350 anni) più gli scarti radioattivi provenienti dalle dismissioni delle centrali nucleari italiane che sono classificate come di media ed alta pericolosità e che per esaurirsi richiedono migliaia e migliaia di anni.
I siti selezionati come idonei sono 51, dislocati in tutto il territorio nazionale: Piemonte (5 siti), Lazio (con 21 siti idonei), Sardegna (8 siti), tra Puglia e Basilicata sono concentrati quindici siti, Sicilia (2 siti idonei).
Premesso che noi sposiamo in questo la tesi di Greenpeace Italia, che in un comunicato pubblico dice chiaramente : “… sul Programma nazionale di gestione dei rifiuti radioattivi”.
Greenpeace non condivide la strategia scelta dall’Italia, basata sull’unica ipotesi di dotarsi di un solo Deposito Nazionale che ospiti a lungo termine i rifiuti di bassa attività e, “temporaneamente”, i rifiuti di media ed alta attività. Oltre ad essere l’unico caso al mondo di gestione combinata dei rifiuti ….. Principalmente per due ragioni: perché è assurdo “nuclearizzare” un nuovo sito ed è un errore, inoltre perché è estremamente pericoloso concentrare in un sol posto queste scorie.
Sarebbe indubbiamente molto più logico ed economico monitorare i siti esistenti, spostare le scorie in quelli che non si possono rendere idonei e dopo aver fatto i lavori necessari per una maggior sicurezza, utilizzare quelli più adeguati.
Ovviamente questo non risolverebbe il problema, ma tenendo presente che il deposito non può essere definitivo e che non ci sono allo stato attuale siti presi in considerazione per mettere a dimora le scorie a media e alta attività, il loro spostamento inevitabilmente porta ad una maggiore dispersione radioattiva nel territorio nazionale.
PER IL NORD ITALIA LE ZONE SCELTE SONO 5 TUTTE E 5 SITUATE NELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA.
NON SI CAPISCE IN BASE A QUALE LOGICA! In più, a sentir loro, in queste zone non ci sarebbero nessuna criticità, i siti dell’alessandrino sono tutti più che idonei, classificate da loro come “A1” molto buoni, questo fa inevitabilmente pesare l’ago della bilancia nella scelta finale della zona.
I comuni coinvolti sono: Alessandria – Castelletto Monferrato – Quargnento, Fubine – Quargnento, Oviglio, Bosco Marengo – Novi Ligure, Castelnuovo Bormida – Sezzadio.
Inoltre si è aggiunta l’auto candidatura fatta dal sindaco di Trino Vercellese, località che non è molto lontana da noi (della serie: al masochismo non c’è limite!)
Oltre a queste considerazioni generali ci si oppone a questo deposito anche per ragioni specifiche legate al territorio, ricordiamo che il nostro territorio è già martoriato da gravissime emergenze ambientali, che si trascinano da decenni senza trovare completa soluzione, ed è costellato da siti di interesse nazionale per le bonifiche, ossia gravemente contaminati. Dalla Valle Bormida a Casale, dall’Ecolibarna alla discarica Barco di Castellazzo, l’inquinamento perpetuato dalla SOLVAY a Spinetta Marengo, solo per citarne alcuni. Tutto ciò ha creato una pesantissima situazione ambientale, con un tasso spaventosamente alto di tumori e patologie ambiente-correlate. Inoltre, la piana alessandrina giace sulla maggiore falda acquifera del Piemonte, pertanto non si può assolutamente ipotizzare di realizzare sopra ad essa un deposto di scorie nucleari”.
Le ragioni tecniche che non rendono idonei i siti in questione sono di tipo tecniche/ambientali legate al territorio da un punto di vista idrogeologico perché le zone soffrono di ristagni e allagamenti diffusi, la pericolosa vicinanza con i centri abitati anche densamente popolati come la città di Alessandria e infine economico-sociali. I territori scelti da tempo stanno attuando una politica di rivalutazione del territorio in termini di agricoltura biologica, enologica, paesaggistica e con l’incremento del turismo.
Mentre nelle zone vicino a Trino Vercellese, non molto lontane da noi, la popolazione è già scesa in piazza contro l’auto candidatura fatta dal sindaco Daniele Pane, nonostante le dichiarazioni pubbliche di tutti i sindaci coinvolti, appartenenti a PD, Lega e Fratelli d’Italia, a parole contrari al progetto, quella fatta da noi sabato è stata la prima iniziativa di piazza, correlata da mostra informativa, interventi al microfono e accompagnamento musicale eseguito dal vivo.
Molte persone si sono fermate a leggere la mostra e a parlare con noi, erano anche presenti i compagni di Vercelli, una giornata di sole che fa ben sperare sul proseguimento della lotta.
Salvatore Corvaio